GIBBERISH E NONSENSE

DA QUANDO HO SCOPERTO IL GIBBERISH NON POSSO PIÙ FARNE A MENO!

Lo usavo praticamente da sempre in maniera inconsapevole e casuale, ma ignoravo che venisse identificato da un termine e che potesse essere definito un linguaggio.

Lo avevo tanto parlato da bambina e in adolescenza con gli amici tra i banchi di scuola.

Lo avevo incontrato di striscio nelle mie esperienze teatrali, ma la consapevolezza (e il vero amore) è nata nel 2017 quando grazie allo Yoga della Risata ne ho compreso la potenza come strumento “attivo” che trasforma e induce velocemente alla gioia.

OK, MA DI COSA SI TRATTA?

Il Gibberish è un linguaggio fatto di suoni senza significato. Può essere composto da “parole” che ricordano, attraverso dei suoni onomatopeici, la fonetica di lingue conosciute, o semplicemente suoni e sillabe usate in maniera creativa.

Il linguaggio Gibberish in genere è accompagnato da una forte espressività che permette di esprimere emozioni ed elaborare sentimenti, timidezza e inibizioni.

E’ il linguaggio tipico del bambino molto piccolo che non ha ancora imparato a parlare e si esprime attraverso il gioco e la sperimentazione vocale.

In teatro può essere paragonato al Grammelot uno strumento espressivo utilizzato dagli attori per farsi comprendere anche senza l’utilizzo di linguaggi conosciuti. Molto utilizzato da Dario Fo, Gigi Proietti, Charlie Chaplin, per citarne alcuni, utilizzato in simpatiche scene NonSense.

Ci sono diverse idee sull’etimologia della parola. Alcuni credono che derivi dall’aglosassone “jabber” (“parlare senza senso”) o “gibber” (borbottio) con aggiunta del suffisso “-ish” per indicare una lingua o dal nome dell’alchimista islamico “Jabir Ibn Hayyan” (latinizzato in “Geber”) vissuto nel periodo medievale, che usava un gergo tecnico incomprensibile. (fonte: Gibberish, Wikipedia)

Nello Yoga della Risata, ma non solo, viene utilizzato come tecnica per indurre la risata, entrare nel flusso giocoso e portare gioia.

Personalmente ho sperimentato questa tecnica in diverse circostanze e la trovo utilissima:

  • Come potentissimo strumento di rottura con i bambini, a casa e a scuola!
  • Come catalizzatore di sentimenti tipo rabbia e frustrazione.
  • Come esercizio in situazioni sfidanti.
  • Come detossinante da situazioni spiacevoli.
  • Come aiuto nel ritrovare un dialogo con sé stessi e con gli altri.
  • Per migliorare il dialogo genitore-figlio.

E’ un mezzo che permette di sganciare il cervello dai pensieri e di indurre sentimenti positivi. Molto utile per ricaricare le energie e ritrovare un sano senso dell’umorismo, senza beffa e doppi sensi (usato nel giusto modo!)

E’ un modo potentissimo per riconnetterci al nostro bambino interiore e trovare nuovi modi creativi di elaborare situazioni ed entrare in modalità “propositiva attiva”!

Una buona pratica è la MEDITAZIONE GIBBERISH che aiuta a riconnetterci con noi stessi ripulendoci dal superfluo e dalla negatività.

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